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UE: Ankara riconosca le minoranze

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  • UE: Ankara riconosca le minoranze

    La Padania, Italia
    venerdì 3 dicembre 2004


    Trapelano le condizioni che l'Unione Europea potrebbe porre il 15
    dicembre per l'avvio dei negoziati

    Ue: Ankara riconosca le minoranze


    ANKARA - L'Unione europea chiederà ad Ankara di risolvere «al più
    presto possibile» i problemi ancora aperti con le sue minoranze
    etniche e religiose, come curdi, ortodossi ed aleviti, e di
    normalizzare le sue relazioni con l'Armenia in vista dell'apertura
    del suo negoziato di adesione, la cui data di avvio, nel 2005, sarà
    decisa al prossimo vertice europeo di Bruxelles del 17 dicembre.
    A mano a mano che procede il conto alla rovescia in vista del
    vertice, si precisa sempre meglio il ventaglio delle condizioni che i
    capi di stato e di governo dell'Ue si accingono a porre ad Ankara fra
    15 giorni per dare effettivo avvio al negoziato. Secondo alcune
    rivelazioni dei giorni scorsi, i Paesi membri dell'Ue sarebbero
    decisi a menzionare esplicitamente la possibilità di un futuro
    cambiamento di oggetto del negoziato, riservandosi di poter offrire
    in futuro alla Turchia un partenariato speciale in alternativa alla
    piena membership, nonchè a chiedere un riconoscimento della
    Repubblica di Cipro.
    Ma ieri due quotidiani turchi - `Cumhuriyet' e `Milliyet' - hanno
    sottolineato che tra le condizioni di Bruxelles c'è anche la
    soluzione dei problemi delle «minoranze» turche (curdi,
    cristiano-ortodossi e aleviti, che la Turchia non riconosce come
    tali) e l'avvio di una normalizzazione delle relazioni bilaterali
    della Turchia con l'Armenia.
    CURDI: L'Ue, secondo i due giornali turchi, sembra orientata a
    chiedere ad Ankara «passi più attivi» e «negoziati con le
    organizzazioni curde», al fine di mettere definitivamente termine al
    conflitto con il Pkk, che oggi attraversa una fase di bassa intensità
    dopo quella acuta iniziata nel 1974, costata 36 mila morti e durata
    15 anni fino al 1999, quando il leader del Pkk, Abdullah Ocalan fu
    catturato in Kenya. Secondo il quotidiano `Cumhuriyet', l'Ue si
    spingerebbe fino a chiedere «un accordo di cessate il fuoco con il
    Pkk» (che oggi si chiama Congra-Gel): una cosa che - secondo gli
    analisti - difficilmente la Turchia potrà mai accettare in quanto,
    tra l'altro, il Pkk è incluso nella stessa `lista nera' europea delle
    organizzazioni terroristiche.
    GRECO-ORTODOSSI: Per quanto riguarda i cittadini turchi di religione
    ortodossa, che sono circa 2.000, l'Ue chiede ad Ankara di riaprire la
    scuola religiosa ortodossa di Hebeliada (un'isola vicino Istanbul)
    chiusa dal 1971 e alla cui riapertura si oppongono gli ambienti
    islamici ortodossi che hanno influenza sull'attuale governo turco. In
    particolare la Turchia non riconosce al patriarca di Costantinopoli,
    Bartolomeo II, il titolo di `ecumenico', cioè di capo di tutte le
    chiese cristiano ortodosse.
    ALEVITI: Per gli aleviti, che in Turchia, secondo la stessa Ue, sono
    «da 12 a 20 milioni» e che si considerano «una religione separata
    dall'Islam» ma che lo Stato turco continua a catalogare come
    musulmani, l'Ue intende chiedere un «riconoscimento» della loro
    identità separata, in quanto «minoranza non musulmana», con le
    conseguenze che ciò comporta. Gli aleviti vogliono inoltre
    l'abrogazione del Direttorato generale per gli affari religiosi, uno
    pseudo-ministero che «basa le sue politiche sulla falsa affermazione
    che in Turchia il 99,8% della popolazione sia musulmana» ed è
    «egemonizzato perciò dai musulmani sunniti».
    ARMENIA: Quanto ai rapporti con l'Armenia, con cui la Turchia non ha
    relazioni diplomatiche ed ha solo contatti aerei quattro volte la
    settimana, l'Ue chiede, come misura urgente, l'apertura almeno di un
    passaggio di confine alla frontiera, oggi chiusa. Chiede inoltre un
    avvio di normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi, avvelenate
    dal rifiuto di Ankara di riconoscere il «genocidio» degli armeni del
    1915 ad opera degli ottomani e dalle conseguenze della guerra tra
    Armenia ed Azerbaigian (alleata di Ankara anche perchè turcofona) del
    1988-1994 per l'enclave conteso del Nagorno Karabakh, oggi passato
    alla sovranità di fatto armena. L'Armenia non pone più come
    precondizione per un negoziato il riconoscimento turco del
    «genocidio» del 1915, ma non rinuncia a porlo sul tavolo negoziale
    come vorrebbe Ankara.
    IL GOVERNO TURCO REPLICA: Lo Stato turco, sulla base del Trattato di
    Losanna del 1923, non riconosce come «minoranze» né i curdi, né gli
    aleviti, ma solo ebrei, cristiani e armeni. Inoltre il governo di
    Ankara non riconosce all'Ue il diritto di porre «nuove condizioni»
    per l'apertura del negoziato, oltre ai cosiddetti criteri di
    Copenaghen. «I criteri di Copenaghen sono la sola condizione per dare
    avvio al negoziato per la piena membership della Turchia», ha
    ribadito ancora ieri a Lubiana (Slovenia) il ministro degli esteri
    Abdullah Gul aggiungendo che «Ankara non riconoscerà la Repubblica di
    Cipro prima che sia stata trovata una soluzione alla divisione
    dell'isola».

    From: Emil Lazarian | Ararat NewsPress
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