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La Storia Del Baron Hotel Di Aleppo

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  • La Storia Del Baron Hotel Di Aleppo

    LA STORIA DEL BARON HOTEL DI ALEPPO

    IL POST
    2 ottobre 2012
    Italia


    Michele Camerota

    Il souk brucia. Su Aleppo si è abbattuta la furia distruttrice della
    guerra civile. Interi quartieri sventrati, per le strade centinaia
    di morti. Donne, uomini e bambini, soprattutto bambini. E mi è venuto
    di pensare al bel libro, I Baroni di Aleppo, e alle vicende così ben
    descritte nella fascinosa cornice delle stanze del Baron Hotel. È
    molto più della storia di un albergo e della famiglia armena che lo
    ha costruito e gestito: è la storia della Siria, del Medio oriente
    e della diaspora armena.

    Prima della guerra civile, la comunita armena in Siria contava circa
    150.000 persone, di cui la maggior parte residenti ad Aleppo. Ora
    bisognerebbe rifare i conti. Le relazioni tra la Siria e l'Armenia sono
    sempre state ottime, come il rapporto tra la minoranza armena e la
    famiglia al-Assad. Per raccontare gli ultimi trent'anni di relazioni
    ci vorrebbe un altro libro: a Damasco fu aperta la prima ambasciata
    armena dopo l'indipendenza dall'Urss e proprio Aleppo diede i natali
    al primo presidente dell'Armenia libera, Ter Petrosyan, che nel 1992
    scelse Damasco per la sua prima visita ufficiale.

    Sono passati circa centovent'anni da quando Krikor, da un piccolo
    villaggio fra le alture dell'Anatolia e per sfuggire alle deportazioni
    dei cristiani dell'impero ottomano, raccolse la sua famiglia, "spezzò
    il pane, lo distribuì alla moglie e ai figli, lanciò le briciole agli
    uccelli... e cominciò un'altra giornata di lavoro". Qualche anno prima
    era passato per Aleppo, seconda citta dell'impero ottomano, mentre
    si recava in pellegrinaggio a Gerusalemme. L'unica possibilita di
    alloggio era un vecchio khan (caravanserraglio) dove stavano insieme
    merci, animali ed esseri umani. Aleppo allora era un fiorente nodo
    commerciale, capolinea dell'Orient Express. La via della seta passava
    di lì prima della nascita di Cristo e collegava la Cina al Medio
    Oriente e all'Europa. Aleppo è infatti uno degli insediamenti umani
    più antichi del mondo, abitato ininterrottamente da circa 4mila anni
    (si contende il primato con Damasco). Tornato con tutta la famiglia,
    Krikor pensò di costruire ad Aleppo un hotel degno di tale titolo:
    prima l'Hotel Ararat e poco dopo il Parc Hotel. Gli affari andavano
    bene, i giovani Mazloumian, Armen e Onnig, crescevano e con loro
    le ambizioni dei nuovi hôteliers del Medio oriente. Fu così che,
    nei pressi del lago nella malandata periferia della citta, fu posta
    la prima pietra del Baron, destinato a divenire luogo di incontro
    per politici, diplomatici, generali, spie, aeronauti e registi del
    secolo scorso.

    Gli ospiti celebri Il giovane archeologo T.H. Lawrence, alle cronache
    Lawrence d'Arabia, fu tra i primi celebri ospiti mentre si trovava ad
    Aleppo per condurre degli scavi nel nord della Siria, in un momento
    in cui archeologia e spionaggio andavano a braccetto. Agatha Christie
    e suo marito Max Malloway, archeologo di fama mondiale, chiedevano
    sempre la stanza 203, dove fu concepito parte di Assassinio sull'Orient
    Express; di Rockfeller si ricorda la celebre frase dopo un brindisi:
    "ognuno paga per se".

    Nella presidential suite del Baron soggiornarono il maresciallo
    Montgomery, il generale Allenby, i triumviri ottomani e Kemal Ataturk,
    il principe Gustavo di Svezia con la regina Luisa, il fondatore degli
    Emirati Arabi Uniti Sheik Zayed bin Sultan e Christine Gronville,
    attiva combattente della resistenza polacca. E poi ancora De Gaulle,
    Nasser, Ceausescu, Tito, Re Feisal e Hafez al-Assad (padre di Bashar).

    Nel 1968, Pierpaolo Pasolini, impegnato nelle riprese di Medea, vi
    trascorse alcune settimane. Più di recente, tornarono al Baron la
    mitica Freya Stark, viaggiatrice ultra ottantenne inviata dalla BBC
    e David Rockfeller che sul Libro d'Oro scrisse: "Questo è l'albergo
    del mio cuore".

    Il genocidio degli armeni e la prima guerra mondiale Nel 1911, al Baron
    si ritrovavano gli ingegneri tedeschi impegnati nella costruzione della
    linea ferroviaria Berlino-Bisanzio-Bagdad (BBB), con molti inglesi
    attenti a osservarne i progressi. La Germania destava preoccupazioni
    e gli inglesi non intendevano uscire dal loro "splendido isolamento"
    per contrastarne la minaccia. L'Europa viveva in una condizione di
    pace che permetteva all'impero ottomano, considerato l'Uomo Malato
    d'Europa, di mantenere le posizioni.

    Nel novembre del 1914, mentre continuavano le persecuzioni ai danni
    degli armeni, i turchi ruppero ogni indugio e si schierarono con
    la Germania, unico paese europeo contrario a concedere riforme in
    favore dei cristiani d'oriente. La Pasqua del 1915 coincise con una
    grande ondata di arresti e il 24 aprile il ministro degli Interni
    Talaat Pasha annunciò che "da lì a cinquant'anni non ci sarebbe
    stato nemmeno più un armeno". Ma si sbagliava. Cinquant'anni dopo,
    migliaia di armeni si riunivano sulle colline di Tsitsernakaberd,
    alle porte di Yerevan, per appiccare una fiaccola che da allora è
    sempre accesa in memoria del Medz Yeghern, il Grande Male.

    Durante la Grande guerra Jamal Pasha, un altro dei triumviri,
    si era stabilito in un'ala del Baron. In un'altra ala alloggiava
    il famoso generale tedesco Leman von Sanders. I due si scambiavano
    sontuosi banchetti e i Mazloumian se ne ingraziarono i favori così da
    poter intercedere in favore di centinaia di armeni condannati alla
    deportazione. Con lo scoppio della rivolta araba, Jamal fu spostato
    a Gerusalemme e lasciò il posto a Abd el-Khaliq, detto anche "il
    macellaio di Bitlis", sotto il quale la condizione degli armeni di
    Aleppo divenne insostenibile. Finanche i tedeschi presero le distanze
    da Costantinopoli.

    Talaat Pasha ordinò la deportazione della famiglia Mazloumian a Mosul,
    una via senza ritorno. Ma grazie alle pressioni di Jamal, riuscirono
    a stabilirsi in Libano. Alla fine del 1917 fecero ritorno ad Aleppo,
    sotto i bombardamenti anglo-francesi, trovarono alloggiato Kemal
    Ataturk, gigante del nazionalismo anatolico e del laicismo musulmano.

    La conferenza di Parigi del 1919 Un pianoforte si trovava all'ingresso
    al Baron mentre a Parigi si decideva la fine dell'Impero ottomano. Il
    turco Naim Bey, dilapidate le fortune accumulate da responsabile del
    campo di deportazione di Meskene, diventò capo cameriere. Naim aveva
    conservato gli originali degli ordini ricevuti da Costantinopoli che
    provavano la sistematicita dello sterminio. I documenti giunsero alla
    delegazione armena impegnata nella conferenza di pace a Parigi e furono
    utilizzati nel processo contro Talaat (tuttora rappresentano uno dei
    principali capi d'accusa contro l'establishment ottomano). Nel 1918,
    il verdetto della Corte marziale riconobbe responsabili dei crimini
    i due Gran vizir dell'epoca: Said Halim e Talaat Pasha.

    I Giovani Turchi di Ataturk tirarono un sospiro di sollievo e,
    sulle macerie dell'impero, avviarono la costruzione del nuovo
    stato. A Parigi, la frammentazione della delegazione armena favorì i
    francesi che ottennero il mandato su Libano e Siria (all'Inghilterra
    toccarono Iraq e Giordania). Il sogno dell'indipendenza armena svanì:
    a nord c'era stata la rivoluzione russa e i sovietici inglobarono
    la neonata Repubblica armena. In Siria la resistenza ai francesi fu
    forte, ma questi si imposero con la forza delle armi. A nulla valse
    la Dichiarazione d'indipendenza pronunciata l'8 marzo del 1920 da
    re Feisal - presentato come eroe della rivolta - dal balcone della
    stanza 215 del Baron. Ad Aleppo la convivenza divenne presto cordiale,
    soprattutto dopo che la Francia manifestò il piano di dividere la
    Siria in quattro zone, con l'autonomia di Aleppo rispetto a Damasco,
    da sempre citta rivale.

    Il Baron ritorna agli albori Nel 1931, oramai ventenne, il rampollo di
    famiglia Koko rientrò dall'American University di Beirut. Voleva fare
    il pilota di aerei, ma il padre Armen aveva deciso che doveva occuparsi
    dell'albergo e lo inviò per un lungo viaggio in Europa. Koko visitò
    raffinati salotti e i migliori alberghi del vecchio continente: la
    Tour d'Argent di Parigi, il Sacher di Vienna, l'Hungaria di Budapest,
    il Savoy di Londra. Rientrato ad Aleppo, fece del Baron quello che sul
    versante nord-africano era l'Hotel de la Poste di St. Louis du Senegal,
    riferimento di ogni famoso aviatore del tempo. Charles Lindbergh,
    il primo a effettuare il volo transatlantico da New York a Parigi,
    fu più volte ospite del Baron.

    Koko, responsabile per la tappa ad Aleppo della transvolata
    Londra-Melbourne, fece gli onori di casa alla coppia Jim Mollison e Amy
    Johnson, the flying sweethearts. Esuberante e mondano, quando celebri
    clienti lasciavano l'hotel "presentava il Libro d'Oro per la firma di
    rito, (mentre) il vecchio Armen offriva, con una cerimoniosita un po'
    d'altri tempi, il conto".

    Aleppo, incontro di culture e religioni In citta coabitavano almeno una
    decina di diverse confessioni religiose e negli eventi ufficiali era
    un grattacapo conciliare la sensibilita dei dignitari politici e dei
    religiosi. Una volta, nel 1937, alla parata del 14 luglio organizzata
    dai francesi, il katolicos armeno, Ardavast Surmelian, abbandonò la
    tribuna dopo aver scoperto che il suo posto non sarebbe stato in prima
    fila. L'ambasciatore francese lo rincorse in strada, presentò le sue
    scuse e insistette per riportarlo indietro. Il patriarca accettò la
    prima fila, e rivolgendosi al capo del protocollo disse: "Dovresti
    sapere che rappresento gli armeni qui e dovresti sentirti in dovere,
    nel giorno della liberazione del tuo paese, di darmi il posto migliore,
    il posto che spetta a un popolo che ancora attende la sua liberta".

    La seconda guerra mondiale e l'indipendenza della Siria Aleppo era
    un luogo di terza linea per chi proveniva dai deserti della Libia e
    dell'Egitto. L'Alto Commissario francese in Siria si era schierato
    con il regime di Vichy e aveva garantito ai tedeschi l'utilizzo
    dell'aeroporto di Aleppo. Al Baron era un via vai di tedeschi finche
    gli inglesi bombardarono l'hotel (non ci furono grossi danni) pensando
    che nella cassaforte si custodisse dell'oro destinato a finanziare un
    colpo di stato in Iraq. La Gran Bretagna invase la Siria nel giugno del
    1941. L'anno successivo, dopo una cena segreta con Churchill al Cairo,
    giunse al Baron Charles De Gaulle, generale delle forze francesi per
    la liberta. L'attesa per il discorso del generale era elevata. Si
    attendevano grandi proclami e Armen sarebbe voluto sprofondare quando
    un cameriere inciampò con un vassoio di calici riempiti a champagne
    proprio accanto all'ospite più importante!

    Il 12 aprile del 1945, insieme al Libano, la Siria ottenne
    l'indipendenza. L'evacuazione dei reparti militari anglo-francesi
    tardò ancora un anno. Saad Allah Jabri, dello stesso gruppo di potere
    di Armen, fu eletto primo ministro, ma le speranze di rinascita degli
    aleppini e dei Mazloumian si spensero ben presto: "basta poco per
    scivolare da un grande futuro a un modesto passato". Si svuotarono
    i saloni del Baron.

    Dopo ogni golpe le cose vanno sempre un po' peggio La sconfitta
    siriana nella prima delle guerre arabe contro Israele (1948) segnò
    l'inizio di una catena di colpi di Stato. Con le elezioni del 1954,
    il partito socialista panarabo Ba'ath si affermò e si intensificarono
    i rapporti con l'Egitto di Nasser. I destini della Siria e dell'hotel
    furono in pericolo quando, nel 1956, l'Egitto nazionalizzò il canale
    di Suez provocando la reazione militare di Francia, Inghilterra e
    Israele. La Siria si schierò con i fratelli arabi mentre Urss e Usa
    favorirono il compromesso. Nulla sarebbe più stato lo stesso. La
    rottura delle relazioni con Francia e Gran Bretagna, significò la
    cancellazione della Siria dalle mappe del turismo europeo. Nel 1958,
    Egitto e Siria si unificarono nella RAU (Repubblica Araba Unita), che
    durò solo tre anni. Il Ba'ath teneva saldamente le redini del potere,
    una giunta militare si insediò nel 1963 mentre la diramazione irachena
    dello stesso partito prese il potere a Bagdad.

    Un triste destino per il Baron Il seguito degli eventi legati al
    Baron vide come protagonisti tribunali, aste, minacce di pignoramento
    e amministratori giudiziari, con i Mazloumian ridotti a semplici
    dipendenti. Quando una soluzione stava per avvicinarsi, gli eventi
    della storia non furono clementi.

    Nel 1970 il Settembre Nero in Giordania paralizzò ogni attivita
    politica e burocratica anche in Siria. L'anno successivo, Hafez
    el-Assad, contrario a sostenere i guerriglieri palestinesi in
    Giordania, prese il potere, che conservò fino al giugno del 2000 quando
    il comando passò al figlio Bashar. A nulla valsero le commissioni
    nominate per sbrogliare la situazione del Baron. Nel 1973, con la
    Siria impegnata nella quarta guerra arabo-israeliana, il giovane Armen
    rientrò da Londra per lavorare nell'hotel, assunto come sostituto
    cuoco. Oggi Armen è titolare della gestione e continua la battaglia
    per la sopravvivenza. La guerra civile ha dato il colpo di grazia.

    Oggi Aleppo Non è più il prospero crocevia sulla via della seta
    e nemmeno più una caotica metropoli abitata da diversi milioni
    di persone. Dopo che il centro storico fu dichiarato dall'Unesco
    patrimonio dell'umanita (1986), numerosi imprenditori avevano
    cominciato ad investire nella tutela architettonica, promuovendo la
    nascita di nuovi boutique hotel stile Mille e una notte. Ma Aleppo
    oggi è un cumulo di macerie e migliaia di armeni hanno lasciato la
    citta. Il Baron è oramai un modesto hotel di periferia che non serve
    più champagne e marron glaces, tenuto in vita dal ricordo di ogni
    aleppino delle sue gloriose gesta.

    In questi giorni, violenti combattimenti continuano nel souk, il più
    grande mercato coperto al mondo, e nel resto della citta. Gli scontri
    vedono opposti i ribelli - posizionati all'interno - e i soldati
    all'esterno. E ripenso ai Baroni di Aleppo: cosa ne sara della Siria?

    Ripartira come stanno facendo ancora una volta gli armeni?

    http://www.ilpost.it/michelecamerota/2012/10/02/la-storia-del-baron-hotel-di-aleppo/

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