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Rediscovering the "Screaming Stones" [in Italian]

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    Giornale di Brescia, Italia
    14 marzo 2013


    Alla riscoperta delle «pietre urlanti»


    Ore: 06:00 | giovedì, 14 marzo 2013

    Osip Mandelstam poeta russo di inizio Novecento definì l'Armenia, dopo
    aver fatto un viaggio nel Caucaso meridionale, il Paese delle pietre
    urlanti.

    Una definizione che ben descrive la storia di un popolo perseguitato,
    travolto da invasioni e vittima di un terribile genocidio. Le pietre
    urlanti possono essere quelle degli antichi monasteri che disseminano
    l'intero territorio armeno, alcuni dei quali scampati alle distruzioni
    delle varie invasioni che dal 300 dC hanno sconvolto ciclicamente
    l'Armenia. Oppure sono le tante croci di pietra che testimoniano di un
    cristianesimo antico (la chiesa armena è la più antica chiesa
    nazionale del mondo) e che fieramente ha resistito alle dominazioni
    dei Selgiuchidi, dei Persiani e degli Ottomani. Infine le pietre
    urlanti potrebbero essere riferite anche ad una natura ancora, in
    molte zone del Paese, incontaminata e di un territorio per gran parte
    montagnoso.
    Fare un viaggio in Armenia oggi significa confrontarsi con duemila
    anni di storia, da quella più recente, ovvero la dominazione
    sovietica, che si vede chiaramente nella capitale Yerevan, a quella
    più antica legata all'evangelizzazione degli armeni, testimoniata da
    antichi monasteri in zone quasi isolate in mezzo alle montagne.
    Gli armeni da parte loro, «intrappolati» geograficamente tra vicini
    scomodi come l'Iran, la Turchia (i cui confini sono chiusi),
    l'Azerbaigian (con cui è in vigore una traballante tregua dopo il
    conflitto in Nagorno Karabakh) e la Georgia, cercano faticosamente di
    tenere rapporti con l'Europa. Per questa ragione una delle principali
    scommesse per il futuro è quella di attrarre turisti occidentali alla
    scoperta delle bellezze naturalistiche e archeologiche del proprio
    Paese. La capitale Yerevan, oltre ad alcuni musei, ospita il monumento
    dedicato al genocidio, un luogo da visitare per entrare in sintonia
    con un popolo che ha dovuto sopportare lo sterminio di oltre 1 milione
    e mezzo di cittadini da parte dei Turchi tra il 1915 e il 1920.

    Lasciando la capitale si può scegliere di andare verso Sud, a ridosso
    del confine turco, dove oltre a troneggiare il monte Ararat si trova
    il monastero di Khor Virap dove secondo la leggenda è stato
    intrappolato per oltre tredici anni San Gregorio Illuminatore, primo
    katolikos della chiesa armena. Costeggiando poi il confine verso est,
    fino a ridosso cioè dell'Iran, si possono visitare altri luoghi
    religiosi di grande suggestione in vallate innevate d'inverno e
    fiorite d'estate.

    Oppure si può scegliere di dirigersi a nord della capitale in un'area
    boschiva o scegliere come meta il lago Sevan, uno dei più grandi laghi
    d'alta quota al mondo (si trova a 1900 metri). Anche in questa zona si
    possono ammirare complessi monastici medievali. L'Armenia è dunque una
    meta di grandi suggestioni paesaggistiche, con una cultura dalle
    radici antiche che rivendica nonostante la posizione geografica uno
    stretto legame con quella europea. Il tutto con l'indimenticabile
    vista costante dell'Ararat all'orizzonte.

    Carlo Muzzi

    http://www.giornaledibrescia.it/pagine-settimanali/viaggi/alla-riscoperta-delle-pietre-urlanti-1.1590026




    From: A. Papazian
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