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Gregorio, il Papa e gli armeni

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    korazym.org- Italia
    25 feb 2015

    Gregorio, il Papa e gli armeni

    25 febbraio 2015


    L'Armenia celebra quest'anno il centenario dell'atroce genocidio di
    cui fu vittima ad opera della Turchia. Una ricorrenza importante, non
    solo e non tanto dal punto di vista storico, ma anche perché l'evento
    dovrebbe servire a far conoscere in modo più diffuso e capillare quel
    che è successo a cominciare dall'aprile del 1915, quando lunghe file
    di uomini, donne, bambini, anziani furono condotti a morire lungo le
    strade infuocate e sabbiose. In queste marce della morte, che
    coinvolsero almeno 1.200.000 persone, che morirono per fame,
    malattia, sfinimento.

    Furono organizzate con la supervisione di ufficiali dell'esercito
    tedesco in collegamento con l'esercito turco, secondo le alleanze
    ancora valide tra Germania e Impero Ottomano: in molti le considerano
    una sorta di "prova generale" ante litteram di quelle che diventeranno
    le deportazioni di massa dei deportati ebrei messe in atto dal
    nazismo.

    Le fotografie scattate in quell'inferno di morte e desolazione sono la
    più spietata e lucida testimonianza che i negazionisti d'oggi si
    affannano a a voler trascurare. Basterebbe visitare l'esposizione di
    quelle scattate da Armin T. Wegner e raccolte in una bella mostra
    organizzata circa un mese fa Venezia. Wegner era un ufficiale e
    paramedico tedesco di stanza in Medio Oriente nei primi decenni del
    Novecento. Documentò le stragi degli armeni, cercando di mobilitare le
    coscienze contro questi eccidi, come poi fece per quanto succedeva
    agli ebrei. Inascoltato, perseguitato, solo molti decenni dopo poi
    proclamato Giusto delle Nazioni.

    Papa Francesco ha annunciato che celebrerà una messa nella basilica di
    San Pietro il 12 aprile prossimo proprio in occasione di questa
    ricorrenza. Un gesto importante, anche simbolicamente, perché proclama
    dinanzi al mondo intero che non è più possibile mettere in dubbio,
    tacere, ignorare la realtà tragico di quei giorni, e che i genocidi,
    le persecuzioni, per motivi razziali, religiosi, etnici, non sono un
    semplice retaggio del passato, ma storia contemporanea, cronaca di cui
    si riempiono quotidianamente i nostri occhi.

    E un altro gesto significativo è stata la decisione, da parte del
    Pontefice, di proclamare san Gregorio di Narek . Sacerdote monaco, San Gregorio, nato ad Andzevatsik, in
    Anatolia, che allora era in Armenia e oggi è in Turchia, intorno
    all'anno 950 e morto a Narek (allora Armenia, ora Turchia) circa nel
    1005, è stato un insigne teologo e uno dei più importanti poeti della
    letteratura armena. La Chiesa Armena già lo annovera fra i Dottori. La
    Chiesa latina ne riconosce la santità definendolo , come recita il
    Martirologio Romano ricordandolo al 27 febbraio.
    San Gregorio era un grande devoto della Vergine, che, secondo la
    tradizione, gli sarebbe apparsa. A Lei si rivolgeva sempre, nei
    momenti di profonda gioia contemplativa come nei momenti di sconforto.
    , si legge nella Preghiera 80, rivolta
    alla Madre con accenti di autentica poesia. Non per nulla Gregorio è
    considerato figura centrale della letteratura cristiana delle origini.
    Preghiera, contemplazione, introspezione, paesaggio interiore
    illuminato dai bagliori dei versi si fondono nelle sue parole giunte
    fino a noi intatte nella loro forza e nello struggimento che le
    pervadono, rivolte al Creatore: .


    http://www.korazym.org/20286/gregorio-il-papa-e-gli-armeni/

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